Emma Ressel – Olives in the street
Questo libro è il risultato della terza Bard Lugo Land Residency, una collaborazione tra il Bard College di Annandale-on-Hudson, New York, e il progetto Lugo Land, con sede nella città di Lugo, nel nord Italia. “Più che sfidare l’idea di un “momento” fotografico, le fotografie [di Emma Ressel] condividono il sentimento studioso e meditativo delle nature morte barocche. Perfino le sue immagini di stanze, luoghi di attività umana, implicati dalla presenza di un fuoco allegro, sedie disordinate o una televisione in diretta, assumono la qualità senza tempo e misteriosa dei mondi paralleli e senza persone che quei primi pittori costruirono in modo così convincente. Parte della parentela si trova nell’attenzione di Ressel alle proprietà formali della composizione. Il formalismo, la teoria estetica secondo cui significato e intelligenza sono investiti nella linea, nella forma, nel colore, nel volume e nella composizione di un’opera d’arte, è un’idea relativamente nuova. Nel 1771, scrivendo i suoi Discorsi sull’arte, Sir Joshua Reynolds era sprezzante nei confronti della professione “più umile” del pittore di nature morte (tale era l’idea che le azioni dell’uomo fossero più importanti degli oggetti della natura), ma sottolineava la conseguente maggiore importanza di ciò che ora chiamiamo elementi formali. “L’arte della colorazione e l’abile gestione di luci e ombre sono requisiti essenziali nei suoi lavori limitati”, ha osservato, perché per il pittore di nature morte, “queste belle eccellenze sono qui bellezze essenziali; e senza questo merito l’opera dell’artista avrà vita più breve degli oggetti della sua imitazione”. L’opera di Ressel è piena di “belle eccellenze”, ma è sostenuta da una malevolenza ironica e da un inganno arguto. In effetti, la bellezza di queste composizioni, piene di un senso di luce e aria e di colori succulenti che appartengono solo alla fotografia, conferisce loro il fascino del cavallo di Troia: è il dono che accettiamo felicemente a prima vista, solo per scoprire di aver lasciato entrare qualcosa di appena un po’ cattivo…” Laurie Dahlberg
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